I coristi della Corale Quadriclavio


Maria Luisa Farolfi, contralto


 

 

 

Quando avevo sette anni le maestre mi portarono a vedere un concerto natalizio  nell’unico teatro di Forlì, la mia città, il “ Diego Fabbri”, già” Teatro Astra”.Cantava il coro “Città di Forlì”, unico coro presente nel territorio sul finire degli anni settanta. Rimasi talmente colpita dall’esecuzione di quel concerto che mi dissi:”Un giorno canterò con loro.”

E infatti, tredici anni dopo, ero nello stesso teatro con quel coro (l’organico era cambiato, ma la direttrice era la stessa)a intonare “Swing Low”,io voce solista.Dopo qualche tempo mi trasferii a Bologna per motivi di studio e un’amica mi trascinò in una sera fredda e nebbiosa ad assistere al “Requiem” di Mozart, eseguito dal coro della Cappella Arcivescovile dei Servi di Maria.

Conoscevo molto bene tutta l’opera,ma non l’avevo mai sentita cantare dal vivo.E pensai che un giorno l’avrei eseguita con quel coro. Vent’anni dopo ero lì, a cantare Mozart con le lacrime agli occhi e il cuore che scoppiava di gioia.

Quello stesso anno la mia amica Nicoletta Santoli , che da tempo insisteva perché entrassi nella Corale Quadriclavio, mi invitò ad assistere a “Traviata”in una delle molte edizioni che la corale aveva eseguito in quel periodo.Io la Traviata la conosco a memoria. Mio padre è un verdiano convinto e mi ha trascinato a vedere almeno venti edizioni di quell’opera ,da Taormina alla Scala, passando da Macerata,fin dall’età di dieci anni.Quella sera, dicevo, il coro si esibiva in una sala di un centro ricreativo, con l’accompagnamento di un solo pianoforte, ma fu divertente vedere i costumi e le coreografie preparate per l’occasione.

Sei mesi dopo cantavo Verdi con la Corale Quadriclavio. Non ho mai cantato “Traviata”, però. Ho debuttato con il “Requiem” di Giuseppe Verdi,eseguito nella splendida chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma,  gremita di pubblico. Alla fine dell’opera sono scoppiata a piangere. Una signora con quattro bimbi mi si è avvicinata e mi ha detto, con le lacrime agli occhi:”Vede, ci si commuove sia a cantare che ad ascoltare”.Tutti i contralti, colleghe di sezione, mi guardavano, ma io non riuscivo a trattenere le lacrime.

E così per l’Hallelujah di Haendel,l’Inno alla gioia di Beethoven e la Messa in si minore di Bach.

So che non è professionale, ma la musica che amo mi commuove.

E meno male che non ho ancora cantato la Traviata!!!!

 

 
     

Giugno 2016